delfino

Si chiama ”delfino-terapia” la pet-therapy che si avvale del supporto dei delfini per aiutare persone affette da diversi tipi di problematiche neurologiche e psicologiche. Continua a leggere l’articolo per sapere in che modo il delfino rappresenta un valido aiuto per l’essere umano.

La terapia assistita con i delfini o DAT (Dolphin Assisted Therapy), ancora poco conosciuta in Italia, venne proposta da ricercatori statunitensi negli anni settanta, con l’ipotesi di poter migliorare gli effetti delle terapie mediche tradizionali e dei farmaci, in seguito al contatto dei pazienti con i delfini.

Il delfino ha abilità incredibili: è stato scientificamente dimostrato che la sua vicinanza garantisce miglioramenti nel trattamento di malattie come autismo infantile precoce, sindrome di Down, ritardo mentale, paralisi, disturbi del linguaggio, depressione, Alzheimer, problemi di udito e disturbi del sistema nervoso centrale.

E’ importante sapere che il verso dei delfini è caratterizzato da suoni ad alta frequenza (ultrasuoni) che vanno dai 20 mila ai 150 mila Hertz, in grado di stimolare la produzione di endorfine nel cervello umano. Grazie alla nano-tecnologia AK-TOM, sono state catturate e salvate in uno speciale semiconduttore (GaAs o Arseniuro di Gallio) le radiazioni emesse dai delfini nel delfinario della Repubblica di Hurghada in Egitto.

Tali radiazioni sono state testate e quindi rilasciate a contatto con la cute umana dal semiconduttore, tramite il metodo diagnostico della Semeiotica Biofisica Quantistica (SBQ); è stata valutata poi l’energia endocellulare prima e dopo l’irradiazione in organi come il cervello ed il cuore.

Nel paziente sano, l’irradiazione di ultrasuoni catturati causa l’aumento fino a sei volte dell’energia libera endocellulare, valutata come tempo di latenza del relativo riflesso gastrico. In un soggetto di 34 anni affetto da autismo, ugualmente l’energia aumenta di sei volte il valore basale (incremento dell’ossigenazione), nell’immediato e fino alla fine dell’attività irradiatoria (massimo 3 ore al giorno).

Col passare dei giorni di trattamento, il medico può osservare un notevole incremento dell’attività microcircolatoria, anche a riposo, dovuto all’attivazione delle cellule staminali cerebrali nelle aree del cervello precedentemente sede dei reali rischi congeniti di malattie neurodegenerative.

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